È lo studio di una categoria mancata, che prende avvio dalla necessità di individuare un criterio di qualificazione attraverso il quale le nuove entità immateriali (che ci derivano dall’evoluzione scientifica e dall’innovazione tecnologica e, più in particolare, dai progressi dell’informatica) possano essere inserite nella categoria dei beni giuridici, per colmare il vuoto che si è venuto a creare, specie nella tutela dei diritti.
Nel processo di qualificazione dei beni immateriali e di individuazione della disciplina applicabile occorrerà sganciarsi dalle modalità di apprensione e dai tradizionali schermi di appartenenza, superando false contrapposizioni classificatorie, in una lettura epistemologicamente avanzata dell’art. 810 c.c. volta a ridefinirne i confini logici e concettuali, valorizzando il rapporto tra persona e res, in aderenza ai più recenti sviluppi sulla natura di “bene”. Si auspica una rilettura che valorizzi il rapporto tra persona e res, non inteso coincidente con il diritto su quest’ultima ma come utilità derivante dalla sua fruizione e disponibilità, non per forza limitata al titolare del diritto. La riflessione sui “nuovi” beni immateriali si collega a quella di una loro tutela non
solo in termini di situazioni giuridiche di appartenenza (tutela della proprietà e del possesso) ma anche in chiave di responsabilità civile (liability rules e non solo property rules) e di diritto della concorrenza.